Nella mia mente echeggia l’inno Divenire di Ludovico Einaudi e finalmente la tessitura sonora mi avvolge teneramente.
Solo la melodia percepisce la gravità del momento, intuisce i miei pensieri più sbagliati, ma sa che il duemilaotto è stato l’anno più brutto della mia vita e conosce bene chi ha sbrindellato la mia anima, perciò lei, la musica, è l’unica a capire perché provo solo odio, perché desidero far parte dell’unico infinito in cui credo (in niente, nulla). Non riesco a non pensare alle macerie della mia vita e non ricordare tutte quelle belle persone oramai svelate delle brutte bestie.
La rivelazione di pochi minuti fa mi ha stordita, vorrei sentirmi ancora più sola e concludere questo feeling con la depressione in un solo atto estremo.
Sono riuscita ad aprire la porta, ho iniziato a vedere chiaro, ho visto più di una persona a me familiare avvinghiata con uno sconosciuto, certe drogarsi e rubare, alcune morire e altre invece allontanarsi dall’uscio. Basta così, chiudo la porta a tutti e rimango in silenzio ad ascoltare il cuore che mi pulsa pesante. Ora so quanto faccia male la verità, questo dolore è insopportabile, mi fa sentire fragile, indifesa e infelice. Non ne posso più, mi sento sempre più stanca, mi sento morire.
∞ S.J.∞
che Dio ha bisogno degli uomini;
che ogni volta che l’uomo fa del male, Dio trattiene il respiro;
che non c’è male che non possa essere consolato;
che ognuno di noi è qui per completare e complicare l’affresco;
che la poesia è canto e racconto;
che le donne sono l’apice della creazione, la rugiada dell’altissimo;
che ti sei occupato di questo strano dono che abbiamo avuto in sorte: la vita;
che, dopo averti letto, non si guardano più le persone con distrazione ma come scrigni di un mistero, depositari di un destino immenso;
che l’arte si deve interessare alla vita;
che la vita è molto di più di quanto possiamo capire, per questo resiste;
che nessuno è troppo strano per essere capito;
che ognuno di noi è unico, e fa la differenza;
che si può parlare degli altri quando parliamo di noi;
che cosa ci rende felici;
che cosa amiamo e odiamo davvero;
che noi tutti siamo qui per il sì di una donna;
che siamo in crisi del duro desiderio di durare;
che ci hai reso possibile vivere in un mondo più grande;
che ci hai reso il mondo meno estraneo e nemico;
che ogni persona è l’eroe della propria storia, anche se i suoi giorni o le sue notti non appaiono eccezionali a nessuno;
che i fatti del mondo non sono la fine della questione;
che in poesia si usa lo stesso amore e lo stesso numero di parole per descrivere gli ordini angelici e il gesto di un sarto che con poca luce introduce il filo nella cruna di un ago;
che si può dare del tu all’ignoto;
che il paradiso è colmo dell’accecante bellezza del verbo essere;
che la vita è destino e viaggio, conoscenza e amore;
che qualcuno non distoglie mai lo sguardo da noi, perchè ci ama;
che la bellezza nasce terribilmente;
che l’arte è un dono…….”
"Lettera a Dante"
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Solo la melodia percepisce la gravità del momento, intuisce i miei pensieri più sbagliati, ma sa che il duemilaotto è stato l’anno più brutto della mia vita e conosce bene chi ha sbrindellato la mia anima, perciò lei, la musica, è l’unica a capire perché provo solo odio, perché desidero far parte dell’unico infinito in cui credo (in niente, nulla). Non riesco a non pensare alle macerie della mia vita e non ricordare tutte quelle belle persone oramai svelate delle brutte bestie.
La rivelazione di pochi minuti fa mi ha stordita, vorrei sentirmi ancora più sola e concludere questo feeling con la depressione in un solo atto estremo.
Sono riuscita ad aprire la porta, ho iniziato a vedere chiaro, ho visto più di una persona a me familiare avvinghiata con uno sconosciuto, certe drogarsi e rubare, alcune morire e altre invece allontanarsi dall’uscio. Basta così, chiudo la porta a tutti e rimango in silenzio ad ascoltare il cuore che mi pulsa pesante. Ora so quanto faccia male la verità, questo dolore è insopportabile, mi fa sentire fragile, indifesa e infelice. Non ne posso più, mi sento sempre più stanca, mi sento morire.
∞ S.J.∞
che Dio ha bisogno degli uomini;
che ogni volta che l’uomo fa del male, Dio trattiene il respiro;
che non c’è male che non possa essere consolato;
che ognuno di noi è qui per completare e complicare l’affresco;
che la poesia è canto e racconto;
che le donne sono l’apice della creazione, la rugiada dell’altissimo;
che ti sei occupato di questo strano dono che abbiamo avuto in sorte: la vita;
che, dopo averti letto, non si guardano più le persone con distrazione ma come scrigni di un mistero, depositari di un destino immenso;
che l’arte si deve interessare alla vita;
che la vita è molto di più di quanto possiamo capire, per questo resiste;
che nessuno è troppo strano per essere capito;
che ognuno di noi è unico, e fa la differenza;
che si può parlare degli altri quando parliamo di noi;
che cosa ci rende felici;
che cosa amiamo e odiamo davvero;
che noi tutti siamo qui per il sì di una donna;
che siamo in crisi del duro desiderio di durare;
che ci hai reso possibile vivere in un mondo più grande;
che ci hai reso il mondo meno estraneo e nemico;
che ogni persona è l’eroe della propria storia, anche se i suoi giorni o le sue notti non appaiono eccezionali a nessuno;
che i fatti del mondo non sono la fine della questione;
che in poesia si usa lo stesso amore e lo stesso numero di parole per descrivere gli ordini angelici e il gesto di un sarto che con poca luce introduce il filo nella cruna di un ago;
che si può dare del tu all’ignoto;
che il paradiso è colmo dell’accecante bellezza del verbo essere;
che la vita è destino e viaggio, conoscenza e amore;
che qualcuno non distoglie mai lo sguardo da noi, perchè ci ama;
che la bellezza nasce terribilmente;
che l’arte è un dono…….”
"Lettera a Dante"