sabato 16 dicembre 2023

Più o meno



Per l’anno nuovo che verrà:


Più tolleranza
Più musica
Più lettura 
Più scrittura
Più camminata
Più inglese


Solo questo, fanculo quindi all’eccesso di alcol, fanculo alle diete, fanculo agli obblighi e ai sensi di colpa. Il prossimo anno mi concentrerò sulle cose che più mi piacciono fare, le farò con la costanza. Costanza, che brutto sostantivo! Che brutto nome!
Costanza è una bruttura, per questo rimane isolata, dispersa. C’è, ma non sempre.


 



 

Più costanza
.

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venerdì 15 ottobre 2021

Buon compleanno


La giovinezza mi sta scivolando via, mia cara vecchia signora. Non c’è modo di incatenarla, guizza tra le mani, sfugge fino a non riuscire più ad acchiapparla. Mi sento sconfitta. 

Desidero avvinghiare la tua mano sinistra per consolarmi, vorrei afferrarla, stingerla e aggrapparmici ad essa. Me la immagino diafana, di una pelle fatta di velina incartapecorita da cui si intravedono finissime strisce bluastre, avrai ancora sangue nelle vene? 

Il dorso della tua mano sarà costellato da piccole macchioline,  le osserverei per ore e forse tra quelle screziature barbituriche potrò intravedere delle figure, come quando da piccola le guardavo tra le stelle mentre fissavo a lungo il cielo assorta da chissà quali futili pensieri. E la tua pelle probabilmente sarà visibilmente grinzosa ma al tatto piacevolmente morbida, vorrei accarezzarla per vederla incresparsi sotto il mio pollice, la liscerei ripetutamente.  




Io lì o tu qui, la tua mano gelida nella mia, ed entrambe l’anello tatuato all’anulare. La tua fede, a differenza della mia, sembrerà oramai una brutta macchia come se rispecchiasse il tuo credo. Avrai infatti la Morte alle calcagna, mostrale il dito medio dunque, il dito più storto e magari segnato dall’artrosi, quel dito che è sempre stato diverso dalle altre dita, il meno affusolato, il più sgraziato, quasi fatto apposta per quel messaggio impudente. 

Non sei visibile vecchia signora ma t’ho sempre dentro di me, e il mio amato Dioniso me lo ricorda, così lieta oggi sono perché di doman non c’è certezza.

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giovedì 7 ottobre 2021

Io sono io, e basta



Ciao. Come ti senti oggi? Con il morbo di Alzheimer tutto sotto controllo?

Scusa, è un altro di quei stupidi presentimenti, spero di sbagliarmi ancora.

Io sono io, e basta. 

Sono qui per raccontare, invento storie per te, cara vecchia signora, e non m’importa se non ho talento, me ne frego se le mie parole non sono scritte su un libro ma in un blog sconosciuto a tutti.

Questi racconti sono come pezzi della mia anima, esistono per il  semplice bisogno di provare emozioni. La scrittura taglia la cima che mi tiene ancorata a una vita troppo terrena, troppo poco seducente. Scrivere è come farsi trascinare dalle onde del mare, e mi piace. Così stanno le cose, io scrivo e tu leggi, dunque spero di non diventare cieca in futuro



T’immagino con le lenti degli occhiali un po’ più spesse di queste, intenta a leggere e ricordare allo stesso momento. Scommetto desideri ritornare indietro nel tempo e rivivere di nuovo questo istante,  per riappropriarti di questo corpo energico e tonico, per sentire ancora una volta  l’entusiasmo che provo nel scriverti. 

Che emozioni provi mentre mi leggi? Stai piangendo? Una scorza dura come me potrebbe ammorbidirsi negli anni? É stupido, ma vorrei tanto chattare con te per descriverti qualche mio aneddoto, sono certa che te li sarai dimenticati tutti. Chissà come scrivi poi. Probabilmente ti esprimi meglio di me, forse avrai il potere di catturare subito l’attenzione, le tue parole  sapranno raggiungermi come un elegante gatto dall’andatura lenta ma decisa, dallo sguardo provocante e apparentemente disinteressato, e come un gatto le tue parole sapranno inaspettatamente sfiorare in una morbida carezza lasciando addosso piccoli piacevoli brividi, o chissà, forse sapranno invece graffiare e lasciare un segno provvisorio che però al momento fa male e infastidisce. 

Dovrei smetterla con questa  storia, di me e di te, cioè che poi io sono io, e basta. É patetico. Sono patetica vero?


Stammi bene.

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giovedì 23 settembre 2021

Wormhole


A parte il crepitare dei tuoni qui regna il silenzio.

Sono sola e posso leggere le mie parole in totale tranquillità, in specifico quelle dell’ultimo post di questo blog, nel lontano 2016. Leggo e sorrido, perché percepisco il mio stato d’animo di quel periodo. Ero rassegnata e stanca. “Gape” è una specie di lettera di dimissione, un addio al mio passatempo preferito, alla scrittura. Amo leggere e per fortuna non ho mai smesso, amo anche scrivere ma con la scrittura purtroppo è stato un rapporto totalmente diverso, inesplicabile. In quel post leggo: “Forse dovrei veramente riprendere a scrivere per acquietare il mio stato d’animo”, già, forse dovrei proprio.

“L’infinito NoN esiste” non vuole essere uno di quei stupidi diari personali da prima liceo ma semplicemente uno spazio in cui racconto la mia psiche inventando storie o poesie, come ad esempio “La coscienza di una donna”, percepisco ancora la mia avversione profonda di quel lontano febbraio 2009, ero abbattuta e arrabbiata per tutto quello che ha dovuto subire Eluana Englaro. Ancora oggi non riesco a concepire come si possa vivere in uno stato vegetativo per ben 17 anni, è la peggior tortura che si possa infliggere a qualsiasi essere vivente, oltreché il peggior modo di togliere la dignità. L’eutanasia è un argomento che mi ha sempre interessato, a mio parere è fondamentale avere una buona legge che rispetti le volontà delle persone gravemente malate, ecco perché circa un mese fa ho deposto la mia firma in comune per il Referendum per l’eutanasia legale e mi sono poi impegnata a pubblicizzare il più possibile questa grande opportunità.

Temi come questi mi portano a voler continuare a scrivere, sovente sento la necessità di riprendere questa attività per esternare le mie emozioni ma sopratutto per sviluppare meglio le mie idee. Quando non ho l’opportunità di esprimere i miei pensieri a qualcuno, o perché devo ancora elaborare meglio un concetto o perché il mio interlocutore non sa ascoltare, proverò a trascriverli di petto come sto facendo adesso. La costanza non è mai stato il mio punto forte però, chissà se questa volta sarà diverso. 

Mi piace immaginarmi compiuta e attempata a rileggere questo blog e rivivere i miei pensieri degli anni fiorenti, sarà un po’ come scartare un pacco regalo spedito da me dal passato. 

Mi ha fatto piacere rileggermi, le mie prime  postille scritte da ragazza come ad esempio “Ultima partita” mi spingono a provare un profondo sentimento di affetto. Ricordo che fin da piccolissima chiudevo gli occhi e speravo che comparisse una specie di wormhole che mi permettesse di incontrare la me stessa di venti o trent’anni più vecchia ed avere così l’opportunità di ricevere consigli su cosa fare e come comportarmi in determinate situazioni, avrei ottenuto la soluzione a qualsiasi mio problema. Lo so che sembra un’idea assurda e irrealizzabile ma perlomeno posso far accadere il contrario, ovvero posso rivivere in futuro le mie prospettive di oggi. Quanto bello sarebbe se ognuno di noi avesse e condividesse un blog del genere? Avrei finalmente l’opportunità di saper leggere dentro le persone. A volte abbiamo la convinzione di comprendere a menadito un conoscente, e se invece il nostro giudizio fosse prettamente sbagliato? Un blog personale e sincero come questo farebbe comodo un po’ a tutti.


Mi rivolgo a te, vecchia Jessica, qui sotto ti regalo il mio racconto. So bene che quella sera è successo realmente. Spero di ricontrarti di nuovo.
   

Non ho sonno, la mamma ci manda a letto sempre troppo presto, che nervi.

La stanza è buia ma riesco a intravedere bene la sagoma della scrivania che divide il mio letto da quello di mio fratello, lui ancora non dorme, lo sento da come respira, ma so che non mancherà molto. Ho tantissimi pensieri per la testa e ho paura che domani la professoressa possa interrogarmi, e io come sempre non mi sento pronta, non ho studiato a sufficienza. 

Cerco quindi di calmarmi, tengo gli occhi bene aperti e immagino il mio wormhole, e la magia avviene quando mio fratello cade all’improvviso in un sonno profondo, nel bel mezzo della stanza si forma una piccola sfera vorticosa di colore acquamarina fluorescente e a ogni turbinio diventa sempre più grande fino a raggiungere le dimensioni di una porta. In quel momento scendo dal letto e senza indugiare varco la soglia. Dall’altra parte entro nella mia stessa stanza ma c’è una donna che mi sorride seduta sul mio letto. So chi è, sono io. Ricambio il sorriso, la guardo ammaliata e impaziente le pongo subito la fatidica domanda, quella che mi ronza in testa da diverse notti insonni -Morirò a 35 anni?-


Lei mi guarda sbalordita e a voce bassa si decide di rispondere - ma perché da piccola ho sempre avuto questa brutta sensazione, e poi perché proprio 35 anni? Perché prevedi una morte precoce? -

Senza batter ciglio le dico che non è una morte prematura, lei non è giovane, a 35 anni si è ormai vecchie da un bel po’.

Il perché sia convinta della mia morte a quell’età non saprei spiegarlo, è una percezione che mi assilla ogni sera. La consapevolezza di questa realtà esterna si è talmente radicata in me che è diventata quasi una convinzione. La vedo corrugare la fronte mentre mi ascolta attentamente, e mi viene quasi da ridere, è palese che sia vecchia, come fa a non accorgersene?

Abbiamo lo stesso colore di capelli ma lei ha un bellissimo taglio corto, per fortuna non è cicciona e ha due curiosi anellini alla membrana che divide le due narici, che posto curioso, non li avevo mai visti prima d’ora,  ma papà e mamma gliel’hanno lasciato fare?

Ora la vedo fissare il parquet, è assorta nei sui pensieri, sta forse cercando le parole giuste per dirmi che sì, avevo perfettamente ragione, che sarei morta in un incidente stradale o a causa di un cancro, magari simile a quello di mia cugina. Finalmente distoglie lo sguardo da terra e si decide a parlarmi - Tra poche settimane compierò 36 anni, come vedi sto bene. Abbiamo una bella differenza di età io e te, e ti posso dire che negli anni che ci dividono sono cambiate moltissime cose, ma preferirei non raccontartele. So perfettamente che non condividi questa mia decisione ma sappi che alcuni cambiamenti, perlomeno quelli importanti e sconvolgenti, non sono accaduti a causa tua, sono successi e basta. E sì, a 35 anni ti sarà tolto qualcosa, ma non la vita. Tu ancora non lo sai ma sei una persona di carattere forte e fino a qui hai saputo cavartela bene. E ti prego, studia un pochino di più, me lo prometti? -

Che palle! Mi pare di sentir parlare mia madre. 

-Ho un’altra curiosità e vorrei che tu mi rispondessi almeno a questa domanda. Se mi rispondi ti prometto che studierò di più. Ci stai?- Ride a bocca aperta e si rende subito conto di aver  alzato troppo la voce, così copre la bocca con tutte e due le mani e guarda subito nella direzione di nostro fratello assicurandosi di non averlo svegliato. Scuote la testa in segno di consenso e mi fissa intensamente,  solo in quel momento ho la sensazione di conoscerla da sempre, realizzo che sto guardando i miei stessi occhi, diamine, quella sono io. 

-Avrò figli?-  

Lei non sembra stupita questa volta dalla mia domanda, non cambia espressione né posa e senza ragionarci troppo mi risponde imperterrita con un semplice no. 

- Perché? - 

Mi è uscito di bocca senza riflettere, forse sono troppo indiscreta e a me non interessa veramente sapere il motivo, un semplice avverbio di negazione mi sta bene. Sto per ritirare la domanda ma lei mi precede - Non li voglio, non li ho mai voluti. O forse è vero il contrario? Cosa mi dici in proposito? Tu li vorrai? -

Ma per che cavolo le ho fatto sta domanda? A pensarci bene ancora non lo so, a volte giocando con la mia amica fingiamo di essere mamme, mi ci sono immedesimata senza problemi, ma non ci ho mai ragionato seriamente. 

-Non saprei, no, non li voglio neanch’io -

Meglio non deluderla.

All’improvviso i miei occhi si fanno sempre più pesanti, non riesco più a tenerli aperti, mi sento scivolare via, batto le ciglia una, due, tre volte e poi il buio più profondo, come se qualcuno mi avesse iniettato dell’anestesia.
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venerdì 29 aprile 2016

Gape


... Mamah si sdraiò pesantemente sul suo adorato triclinio romano, le sembrarono secoli dall'ultima volta che sprofondò su quei gonfi cuscini color vermiglio e di fatti ne passó acqua sotto i ponti. La stanchezza le formicolò lungo tutto il corpo concentrandosi particolarmente negli arti inferiori, come se una cucitrice volesse raccomodare dei lembi lacerati attorno ai polpacci, dunque per trovare una comoda posizione dovette prima contorcersi un bel po', sprimacció due piccoli cuscinetti e se li nascose alla zona lombare, è dal quel  dimenarsi che emerse tra la fessura dello schienale e il sedile lo spigolo di un taccuino.   Mamah spalancò involontariamente la bocca in segno di sorpresa, incredula capì subito di aver ritrovato il suo vecchio diario - Ecco dove t'ho abbandonato! - Mamah fu esterrefatta da quel reperto, d'altronde è l'unico coccio rimasto di una vita vissuta e quasi dimenticata. Agguantò il libretto e lo abbracciò  all'altezza del ventre, sentì le viscere avvoltolarsi e finalmente si decise di distendersi in posizione fetale. 
- Smettere di scrivere è come smettere di respirare - Mamah iniziò a raccogliersi in ascetici pensieri. 
- Sono in apnea da troppo tempo oramai. Eppure sento ancora il desiderio di riavermi. Voglio parlarmi candidamente, vorrei intervistarmi periodicamente: perché ho smesso di tallonare l'ambita verità? Perché ho smesso di latrare tutto il mio odio per le persone che mi circondano? Di certo non ho iniziato ad idolatrare l'essere umano, non riuscirò mai ad ammirare fanaticamente nemmeno un solo essere della mia specie, mai.  Allora perché ho smesso di scrivere di punto in bianco? -

Di scatto Mamah si sedette composta e si guardò bene tra le mani quel libretto dalla rilegatura sciatta e consumata, iniziò lentamente a sfogliare le pagine, una ad una, studiò attentamente lo strano equilibrio che delineava la sua cacografia e il disordine del tracciato, non lesse mai una parola poiché la sua attenzione si spinse alle discromie delle pagine oramai ingiallite dal tempo, poi  al profumo indistinguibile  del degrado cartaceo sino al rilievo della scrittura. Massaggiò la carta ruvida e percepì passare sui polpastrelli piccoli solchi, con sorpresa le papille del derma iniziarono ad inebriarsi della forma delle sue parole. Mai pensava di poter provare così tante sensazioni per un diario di vecchia data.

Mamah s'immerse nuovamente nei suoi pensieri: 

- Smettere di scrivere é come smettere di ragionare, ed io sono un'imbecille da troppo tempo oramai. Tuttavia non è un bene che riprenda a scrivere e a disegnare, ogniqualvolta davo sfogo alla mia creatività c'era di mezzo un'ombra nera in me, la quale oscurava le mie giornate. Non ho mai capito veramente se le parole e le immagini fungano da terapia o inducano a fomentare ancor più  il mio pessimo raziocinio; oppure è vero il contrario? Forse dovrei veramente riprendere a scrivere per acquietare il mio stato d'animo, il quale ora è una mera sozzura, ridotto a melma. So d'essere infangata dal solito stato d’animo da tempi immemori, e so bene di quale molestia sono soggetta, è la noia invincibile, e me ne vergogno, mi vergogno d'essere costantemente annoiata.-

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martedì 5 ottobre 2010

Un uomo solo?


Ti ho sempre amata nonostante il tuo silenzio, e sicuramente ti avrei amata ogni giorno di più se solo fossi stata con me. Non credo ad alcun nume, non indosso la fede, ma nonostante tutto tu eri continuamente percettibile nella tua assenza, forse eri proprio tu l’unica natura divina cui credevo. Non saprei nemmeno a cosa o a chi gridare il mio rancore e la mia costernazione per il nostro mancato raggiungimento. Forse ho sbagliato io oppure hai sbagliato tu, ma che senso ha colpevolizzarci? Tu non ci sei, forse sei già esistita o forse dovrai ancora nascere o cosa peggiore non nascerai mai. Probabilmente è solo colpa del tempo, esso ci ha diviso quantunque i nostri pensieri e le nostre speranze continuassero implacabilmente a intrecciarsi in uno spazio a noi sconosciuto. Sono certo che in questo istante, se solo ci fossimo visti almeno una volta nella vita, ti guarderei con questi occhi stanchi e spenti, ma indubbiamente colmi d’amore e ancor più innamorati del nostro primo sguardo. Se solo mi fossi imbattuto contro il nostro destino, anche solo di sfuggita o per errore, anche in modo lesto e fragoroso quanto un colpo di fulmine, ora ci sarebbe un “noi” nelle mie ultime parole anziché un “tu” immaginario separato da un “io” solitario. Se ti avessi trovata mi porrei delle domande, mi chiederei se nel trascorrere degli anni fossi stato un bravo compagno, se ti avessi reso felice, se fossi riuscito a trasmettere il mio amore per te, rispettandoti, proteggendoti, interessandomi a te, sempre. Nonostante il vuoto abbia pervaso gran parte della mia esistenza, il mio ultimo pensiero adesso è ugualmente indirizzato a te, ma avrei voluto rivolgerti l’ultimo sguardo per dar fine a una vita che solo tu potevi renderla valevole e pienamente vissuta. Ti ho sempre aspettato. Non ti ho avuta, ma ti ho amata, perché sino a oggi c’ero.

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giovedì 5 agosto 2010

Specchio riflesso senza ritorno


Cosa vuoi che ti dica - zéh!
Lo so, questo mio risolino sembra più una smorfia atrofizzata.
Ti scruto e non posso fare a meno di pensare quanto squallore dovranno ancora tollerare quegli occhi. Quante lacrime proibite dovranno ancora bruciare in gola.
Sei delusa, lo vedo. Se solo potessi parlarmi e dirmi cos’è giusto e cosa sbagliato. Cos’è il male e cosa il bene. Chi sei realmente e chi sono gli altri. Qual è la verità e quale la falsità.
Ma che cazzo serve stringere i denti e filosofeggiare? Perché rifletti se non sai parlarmi?
Scrivi in un fottutissimo blog solo perché la persona la quale ami non vuole sapere chi sei, cosa pensi, cosa senti, cosa nascondi. E’ stupido, come è stupido stare qui, a guardarci. Sei stupida!


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giovedì 15 aprile 2010

Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris. Nescio, sed fieri sentio et excrucior.


Tradita più volte e in più modi, è come essere inspiegabilmente travolti da uno schiaffo di uno sconosciuto; ti rialzi disorientata , ti carezzi la parte dolorante, guardi indietro, ti rigiri e incassi un prepotente cazzotto, ricadi ... e così via, fino a quando non ti ricordi più dove dovevi andare.
Che storia! Sconcertante e sconclusionata.


Nella mia babilonia ho capito bene che perdonare è come firmare un armistizio forzato, si diventa presto dei fasulli, poiché diventa automaticamente consueto scimmiottare inesorabilmente i propri sentimenti e i propri ideali. In realtà non c’è nulla da capire dalla vita, è già tutto fin troppo chiaro, in questo quieto vivere si è soli tra un branco di aulici satanisti.
Nel mio modo di vedere il perdono esiste solamente quando non si ha veramente qualcuno o qualcosa da perdere, altrimenti perché perdonare? Perché accantonare e dimenticare?
Il tradimento non merita l’indulgenza, altrimenti non ha senso, come non ha senso essere immancabilmente raggirati. Per tale motivo provo disprezzo verso me stessa, non ho ancora cancellato l’idrofobia verso colui il quale mi ha pugnalata più e più volte.
Perdonare no, ma amare quanto odiare è possibile invece. Nescio.
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martedì 24 novembre 2009

Girl, forse un giorno senza ore


Girl, hai iniziato il nuovo anno prima di capodanno.
Girl, hai lasciato senza mai allontanarti.
Girl, hai saputo essere orfana dai tuoi stessi genitori.
Girl, hai imparato prima ancora di prendere lezioni.
Girl, hai pronunciato la promessa di matrimonio senza sposarti.
Girl, hai pagato i tuoi debiti senza sganciare ancora un soldo.
Girl, smettila di perdere ciò che non hai.
Girl, ami una persona solo perché ti è sconosciuta e invisibile.
Girl, lo sai a memoria eppure continui a sbagliare ancora e ancora.



Girl, di te non so nulla, so solo che non c’è speranza per noi.
Incontreremo persone sbagliate, faremo l’amore e poi verremo traditi, ci sentiremo fortunati nei momenti più difficili e correremo senza una meta precisa.
Vivremo, ma lontani, forse ci augureremo la buona notte, ci cercheremo nei nostri sogni e forse avremo entrambi la consapevolezza di non poterci incontrare mai.
Non conoscerò mai il tuo nome, la tua età, la tua religione, le tue passioni; Girl, vivrò sapendo che tu sei qui, ma non potrò mai vederti né accarezzarti, non potrò nemmeno dirti che non ti ho mai abbandonata, nemmeno prima di averti finalmente conosciuta.
∞ S.J.∞
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giovedì 17 settembre 2009

Il contrario di luminescente



In questa cupa vita osservo indifferente.
Di fronte a me delle candele spente,
fumo, bevo e scrivo, scrivo e scrivo… inutilmente,
mentre le mie lacrime scendono condannando l’onnipotente.

∞ S.J.∞
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venerdì 11 settembre 2009

Il mio undici settembre è oggi



Vorrei non avere mai conosciuto l’illusione dell’amore bello ed eterno
Vorrei non avere mai letto romanzi d’amore
Vorrei non avere mai udito fiabe a lieto fine
Vorrei non avere mai ammirato un’anziana coppia ballare teneramente il liscio
Vorrei non avere mai imparato a memoria la citazione di Oscar Wilde
Vorrei non avere mai avvertito l’intensità di un abbraccio e di un bacio
Vorrei non avere mai intonato parole d’amore
Vorrei non avere mai
per non vedere oggi crollare la mia vita
basata principalmente su un valore fantastico.



L’amore crea un’elevata dipendenza, mai iniziare a credergli;
bada bene,
esso danneggia gravemente te e chi ti sta intorno.

L’amore è un passeggero malavitoso,
non ospitarlo mai,
poiché presto o tardi vorrai non avere mai.

∞ S.J.∞
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giovedì 27 agosto 2009

Biscotto della fortuna





Affinché il nostro profluvio di sentimenti non trabocchi mai e mai s’inaridisca,
il mio sconfinato amore per te si manifesterà in piccoli e continui gesti d’affetto,
come inesauribili gocce nell’oceano,
giacché perduta una sola di esse mancherebbe all'oceano stesso.

∞ S.J.∞ PER VISUALZZARE LA VERSIONE INTEGRALE DEL MEDESIMO POST CLICCA QUI!!!!

mercoledì 26 agosto 2009

A terra



A quegli innamorati con gli occhi imperlati di rugiada,
i quali,
nel folgore,
venerano il loro amore appassire;
voi disincantati inermi
non sapete proprio che fare se non contemplare l’ultimo tramonto nel vostro podere.
Per voi non esistono istanti infiniti, nessun ossimoro, nessuno più;
i vostri battiti convulsi muoiono adagio in quella notte
poiché placati dal silenzio corvino
e dall’inquietudine di aver perso anche l’ultimo fascio di bellezza.


E il gelo fende e penetra voracemente in voi stessi, sino a rendervi completamente ghiaccio;
e quella speranza di liquefare insieme ai ricordi
per poi rimirare una nuova rinascita,
è solo un miraggio in pieno inverno.
∞ S.J.∞
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martedì 18 agosto 2009

Tu, vergine, dormi, le mani sul petto incrociate.


Stanca, sempre più stanca.



Stanca dell’egoismo e della falsità,

stanca di quelle persone le quali parlano alle spalle;
nonché della loro arroganza,
dell’indifferenza e della doppia personalità.

Stanca dei sorrisi,
dei consigli,
delle promesse,
del sesso,
dei rappacificamenti,
delle simpatie.

Stanca di me stessa,
del disordine,
della debolezza,
della dipendenza,
della tristezza e dell’ insoddisfazione.

Stanca delle persone complesse, le quali credono di essere uniche e speciali.
Per queste non ho né ammirazione né odio.

Nessuna emozione.

Ma stanca.

E' tutto così stancante e demoralizzante.
Non provo più niente e niente più chiederò di provare.
∞ S.J.∞
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venerdì 31 luglio 2009

Amata come un animale





Mi hai avvelenata,
proprio tu!
Pensi di cambiare pelle,
di crescere,
eppure rimarrai sempre un invertebrato rasente.
Sulla mia pelle hai lasciato due segni
dai quali sgorga tutto il mio vigore.
Ti sei sentito minacciato ed hai saputo attaccare,
sebbene la tua specie non arrischia l’estinzione.
Sei strisciato via da me,
allontanandoti dalla mia lenta e funesta condanna,
ed io,
intorpidita,
ravviso il tuo consueto ritiro nel covo.
Avvolgi il vuoto,
ascolti il mio silenzio
e induci in tentazione,
ma non sai,
non sai
che oramai non sono più
pane per i tuoi denti.

∞ S.J.∞
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giovedì 2 luglio 2009

La vita



Non so se sia un dono, molte persone dalla voce celestiale proferiscono che sia preziosa e lo dimostrano privandosela per gli altri, addirittura altre invece esprimono la propria importanza per essa nel momento in cui la deteriora al prossimo. Non lo so perché bisogna costantemente lottare per vivere o peggio ancora vivere per lottare. So che tante persone hanno una loro risposta, la più giusta dicono, e non so quale sia il responso più veritiero, constato però che se la raggiungerai, la vita, la dovrai vivere all’oscurità di molte verità e per rischiarare il tuo buio dovrai rifornirti di tanta oggettività al miglior supermarket in zona. Da piccolo ti inculcheranno  sogni i quali da grande non si realizzeranno mai, forse perché contraddicono le leggi della fisica o perché sono le visioni oniriche altrui.


Se la raggiungerai, la vita, ti saranno dedicate tantissime frasi, alcune poetiche, altre patetiche, sagge, languide, banali, molte ancora maleducate e stupide, ma sono solo parole, non sono fatti, le parole rimarranno sempre parole, come le mie d’altronde.
Se la raggiungerai vivrai in mezzo alle promesse, ai doveri, alle passioni, ai patti, alle trattative burocratiche, ai mercanteggiamenti, e in mezzo a questi farai scorrere il tuo tempo.
Se la raggiungerai vivrai anche in mezzo alle persone, quest’ultime sono le più difficili da affrontare  perché saranno la causa maggiore del tuo dolore, io sarei colei la quale potrebbe rendere tutto questo possibile, sarei dunque la prima a ferirti.
Sarei, se lo volessi.
Pensandoci probabilmente non hai nulla da perdere. Nasci dunque! Vivi anche tu con noi.
Ma anche qui esiste il nulla, è in ogni sistema complesso di particelle, in ogni sostanza vigente, lo troveresti anche in te stesso, se io lo volessi. Sì bambino mio, esiste anche qui il vuoto, è in ognuno di noi. Potresti avere la voragine dentro di te ma averla qui è un male, potresti avere lunghi silenzi anche avendo sanissimi orecchi, potresti sentirti gelare anche in piena estate o peggio ancora in ogni giorno della tua vita.
In realtà qui non c’è nulla per te,
nulla di meglio,
nulla che tu possa riportare con te dopo la vita.
Non ti toglierò mai la pace in cui ora ti trovi, ti amo troppo per confondere il mio sentimento con l’amore contorto di questo mondo. Continua a dormire mio dolce bambino, un bacio.

∞ S.J.∞
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lunedì 29 giugno 2009

2# Regole di vita: Caro Amore...


Invece della devozione fanaticamente monogama alla quale siamo sensibili, sarebbe all’apparenza più razionale una sorta di “poliamoria”. La poliamoria è la convinzione che, come si amano molti vini, musicisti, libri, animali o sport, così si possono amare simultaneamente molti individui del sesso opposto. Oltretutto geneticamente parlando non siamo monogami. Fedelmente parlando lo siamo ancora meno. Ma siamo autolesionisti, ci innamoriamo facendo scattare quel meccanismo volto ad assicurare la fedeltà del nostro partner per il tempo sufficiente ad allevare un figlio (ed è un lasso di tempo notevole), il tutto chiamato dagli psicologi evoluzionisti "il coup de foudre irrazionale". Lo stato di innamoramento è accompagnato da molti fenomeni fisici, come i grandi sospiri, ma anche da inevitabili impulsi psicologici, come l’odio. Dunque si ama per arrivare all’odio e si odia per ritornare ad amare, bada bene, zampillanti di desiderio verso un nuovo individuo.



So, è più corretto asserire che non "per tutto il resto", ma "per tutto… c’è Mastercard", perché l’amore te la fa pagare cara.
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1# Regole di vita: Marcia!


Un drappello di soldati impegnati in un’esercitazione accanto a una linea ferroviaria.
In un momento di distrazione il sergente al comando non diede al drappello l’ordine di fermarsi.
I soldati erano così abituati a obbedire senza discutere che continuarono a marciare nonostante un treno in arrivo.

So, l'obbedienza resta una buona regola empirica, benché a volte rappresenti la rovina per l'individuo.




“Avanti, uomini della Brigata Leggera!
C'era chi provava sgomento?
Anche se i soldati sapevano
che qualcuno s'era sbagliato
non stava a loro darsi risposte,
né domandarsi il perché,
ma solo combattere e morire;
nella valle della Morte
cavalcavano i Seicento.”

(ALFRED TENNYSON, La carica della Brigata Leggera)
Guerra di Crimea (1854-55)
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domenica 28 giugno 2009

Perchè non è evidente quanto il sedere di un mandrillo?



Per i teisti un’unica sostanza consente a ogni oggetto esistente di iniziare e continuare a esistere: Dio.
Ogni proprietà di ogni sostanza è dovuta a Dio, il quale ne causa o permette l’esistenza.
E il teismo postula per questa causa unica una persona dotata di infinito potere (Dio può fare tutto quanto è logicamente possibile), conoscenza infinita (Dio sa tutto quanto è logicamente possibile sapere) e libertà infinita.
La scienza stenta a capire il fenomeno X? Nessun problema.
Smetta ogni ricerca: è il potere infinito di Dio a spiegare X (e tutto il resto) e la spiegazione è sempre supremamente semplice, perché, dopotutto, Dio è unico.
Che cosa potrebbe esserci di più semplice?

Un Dio capace di monitorare e controllare in permanenza le condizioni di ogni singola particella dell’universo non può essere semplice.
Ma c'è di peggio (quanto a semplicità): altri cantucci dell’immensa coscienza di Dio si curano simultaneamente di azioni, emozioni e preghiere di ogni singolo essere umano, nonché degli eventuali alieni intelligenti che potrebbero esistere su altri pianeti della nostra galassia e di cento miliardi di altre galassie. Egli, inoltre, deve anche decidere ogni momento di non salvarci miracolosamente quando ci ammaliamo di cancro.



E’ invece abbastanza coerente supporre che Dio, benché indivisibile, sia internamente complesso.
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Senza, solo tu




Alla fine tutto finisce.


Se negherete tale dichiarazione, è solo perché, almeno per voi, non è ancora finita.

Che cosa state pensando in questo momento?
Finirà anche il vostro sogno, sì, anche quel vostro momento.
Non avete scusanti, potete raccontare e giustificare in qualsiasi modo, d'altronde tutto finirà.
Smettetela di fingere, tutto ha una fine, ogni pensiero, ogni storia, ogni amore, ogni lavoro, ogni promessa, ogni passione, ogni famiglia, ogni vita, ogni cosa ha il suo meritato compimento.
Quando vi renderete conto dell’illusione di cui sto parlando, non farete nulla, rimarrete inerti, come lo sono io adesso. Non c’è nulla da fare.

Almeno scoprirete d'essere mortali.

∞S.J.∞
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martedì 16 giugno 2009

Il mio sogno? L'ultima della mia specie


Finché sbriciolo allora sì, continuerò imperturbabilmente ad avanzare contro la raffica del tempo e lasciare alle spalle una scia arenosa. Insisto per la via acuminata sebbene le voci mi disgustino ad ogni passo, sono saporosità condite sulla base della raffinement de goûts, le quali, tuttavia, sono insipide e anonime solo al mio palato. Lo so Ralph, i richiami della gente devono essere presi a piccole dosi, ridurle poco a poco, fino a poterne fare a meno per vivere finalmente nella riarsa pace del deserto, ma l’uomo disidrata il mio vigore ancor prima di svanire, polverizzata.



Finire dopo aver ascoltato il mondo analfabeta, è il privilegio di chi solo rimane ultimo.

∞ S.J.∞
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domenica 31 maggio 2009

Come salsa al pomodoro





Ogni vaso sanguigno porta alcol dalle varie parti del corpo all'atrio destro del cuore, il quale martella sofferente. Gli occhi sono rannuvolati, la vista precede ogni movimento del bulbo, i suoni sono ammassati, snaturati, sguaiati e fuggitivi. La mente, la mente; 
La mente gode della pazzia, si compiace dell’illogico e del sostanziale, è purpurea, è dissennatamente serena mentre il senso tattile striscia, s’ingrossa, si appesantisce, s’intorpidisce. 
Mi dimeno in un corpo avulso, in un mondo irregolare, in un’attesa inaspettata finché madre illusione mi accarezza, mi aiuta, m’imbecca, cosicché la lingua stopposa soffoca negli aromi inebrianti e sprigiona le ultime parole senza tempo: "io, come salsa al pomodoro".
Brillo.

∞S.J.∞
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giovedì 21 maggio 2009

Vi odierò ancora di più


Vivo in un nucleo impregnato dall’ignoranza abissale in cui regnano sovrani dai cervelli innacquati di pensieri confusi, giostrano le proprie rozze mani per punzecchiarmi alla meglio, ma perché sono incapace di evitarle? E perché non servo di una nobile postura e di parole degne alla mia superiorità? Forse perché discendo dal loro stesso gene, sono infettata dal loro putridume, il quale porta solo ad una lenta autodistruzione. Potrò mai salvarmi e pulirmi da questo squallore? E potrò mai sradicarmi dalla placenta e manifestare con le giuste e acuminate parole tutta la mia repulsione per essa? Vorrei cancellare ogni discendenza, vorrei mutare il mio DNA, vorrei essere l’opposto dei miei congiunti. Il mondo sarebbe migliore, più amato e rispettato se persone malfatte e inadeguate non esistessero, tuttavia non è per amore del mondo per il quale odio ma è per amor mio, devo salvarmi, devo corrodere ogni mio ricordo e ogni goccia del mio sangue. Vorrei ancora più odio per acquisire una voce ferma, pacata e diabolica e distruggere finalmente la mente malsana, la quale continua schifosamente a pensarmi e disturbarmi.
Vorrei distruzione, fine e genesi.

∞ S.J.∞


bang!
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sabato 16 maggio 2009

L'essere onnivoro della cultura postmoderna



Sapete qual è la verità?
La verità sta nella maggior parte di chi legge queste righe e non vuole ammettere la propria incapacità di dimostrare il vero essere poiché è troppo sconosciuto a sé stesso in questa società oramai fashion victim, la quale società “… a comun danno impera, E l’infinita umanità del tutto”. Chi legge queste poche righe molto probabilmente somiglia al prossimo lettore e alla prossima persona con cui si relazionerà, ciò nondimeno negherà sempre a sé stesso di tali similarità. Chi legge questa riga si assicura di essere diverso, di essere unico ed originale proprio nel momento in cui esercita lo stesso lavoro di molti, indossa gli stessi vestiti dei manichini, usa oggetti commerciali e inteschia pensieri e modi di dire già sentiti e letti. E colui il quale legge, arrivato a questo punto del post, probabilmente cerca avidamente una piccola parte autentica di sé per essere ancora più...




Forse la verità è che alcune di queste persone possiedono la tanto ricercata verità, peccato che essa debba essere ancora collaudata.
∞S.J.∞
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mercoledì 13 maggio 2009

Fermati prima di partire



L’inizio o il proseguimento di un amore
non saranno mai la vera apologia di una storia,
piuttosto lo sarà la fine.

Si inizia con l’interesse,
si prosegue con la divinazione,
poi con la sete di confessioni
sino a giungere alla fame dell’altro.
Decifrati i segreti arrivano le parole,
spesso pretenziose e categoriche,
le quali dissezionano, stabiliscono, classificano.
Dunque tutto diventa comprensibile e tranquillizzante.
Arrivati a questa cruciale fase l’amore è ormai mutato,
quel fascino poetico e seducente avvizzisce, ma
può cominciare la routine
di una relazione
o
di un distacco.


L’amore vero
finisce prima che esso stesso perisca,
L’amore vero
finisce prima di logorare il desiderio,
ma soprattutto,
per amore di esso
deve intenzionalmente finire.

Altrimenti
l'amore vero prende un altro nome:
Egoismo.

∞ S.J.∞
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Io, Donna Echidna Arpia Lamia





Quando una donna non si sente più tale?
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venerdì 24 aprile 2009

La vera storia di quel giorno


Non c’è amore che riesca ad accalorarmi, sento sempre freddo e di continuo percepisco il sangue formicolarmi lungo le braccia, il quale poi invade i miei turgidi seni fino a giungere voracemente l’addome, è come se indossassi una stretta t-shirt scintillata da pungenti tremiti.
Sono senza amore e sono nuda davanti allo specchio, so chi sono, non provo stupore dinanzi a questo corpo sodo e sensuale, a queste spalle atletiche, a questo ventre piatto e a questi fianchi sinuosi. Rifletto solo la mia provocante malinconia e tremo dal gelo avvolgente e zelante. Il tempo scorre, devo vestirmi. Ricopro minuscole parti del mio corpo con procaci veli a fasce trinate, questo nero vestitino regalatomi da Elisa, la mia nuova amica transessuale, mi appare un sottile strato di pelle che attende solamente d’essere sbucciato. E mi trucco, mascherando il viso senza sorriso, è incredibile come un semplice rossetto possa infuocare le mie labbra cineree. Sono pronta, sono una puttana. Il mio corpo giovane e slanciato attende altri brividi, i quali probabilmente nemmeno questa volta saranno originati da ardenti battiti d‘amore.



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∞ S.J.∞


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lunedì 20 aprile 2009

Pensiero infinito rinchiuso nello spazio angusto della mia scatola cranica




A differenza di molti viventi l’homo sapiens ha il privilegio di salire le vette del bene, in caso di discesa è addirittura capace di emergere dagli abissi della sofferenza a fronte alta. Personalmente tali peculiarità le reputo oramai inconsistenti.
Mi sento sola, mi sento sola nell’immensità indifferente dell’universo da cui sono emersa per caso, e non per caso asserisco che il mio dovere, il mio vivere e il mio destino non sono sicuramente scritti in una qualche opera fondamentale. Ecco il motivo per cui so di essere niente in questo enigmatico cosmo e niente sarò per qualcuno il quale potrebbe rappresentare il mio cosmo.
E sono anche consapevole che il mio essere niente non ha gusto in questo brodo biotico. Tuttavia sogno, sogno ancora. Sogno una nuova era geologica e biologica nella storia della terra, in cui la parola “utopia” non esiste e soprattutto non esistono gli avverbi di negazione per poter finalmente affermare: “l’infinito esiste!”.
Temo che la vera ingiustizia di noi umani sia poter sognare un infinito inconquistabile.

∞ S.J.∞
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lunedì 13 aprile 2009

La solennità


mea culpa,
mea culpa,
mea maxima culpa.
Vivo altrove e osservo il mondo,
persa nel vivere profondo.
E vedo il mare
vedo me
che rallento
a rilento.


Vita brevis,
occasio praeceps,
udicium difficile.
Provo a pensarci,
questa è la possibilità di vivere e toccarci,
ma cos'è, cos'è la solennità dell'amore?

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∞ S.J.∞

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martedì 31 marzo 2009

Un infinito


Non riesco a dormire.
Ho capito una realtà oggettiva, un imperativo di cui non tollera eccezioni, un dato di fatto imprescindibile.
L’ho capito oggi, questa notte, adesso,
seppur da sempre ciarlava proprio sotto il naso.


Esiste un infinito infinito.
Sì, l’infinito esiste.
L’infinito è in ognuno di noi, nella nostra infinita ignoranza,
nonchè nasciamo e cresciamo insieme ad essa.

C’è chi potrebbe controbattere affermando che l’ignoranza umana cesserà di esistere solo alla definitiva estinzione della nostra specie, ma in realtà tale inettitudine continuerà a permeare vistosamente nel pianeta, per sempre.

Allorché
il mondo avrà fine e sopraggiungerà lo sterminio di ogni essere vivente l’ignoranza umana proseguirà ugualmente la sua sussistenza, rendendosi ancora più forte.
L’ignoranza è il nostro vero Dio.

∞ S.J.∞
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sabato 21 marzo 2009

Un anno



Oggi è primavera e il mio blog compie un anno.

Il ventun marzo duemilaotto germogliò nella blogsfera un nuovo e grazioso web-log di colore rosa (è il mio colore preferito), forse molti non lo sanno ma su di esso baluginava un altro titolo e soprattutto non esigeva l’avvertenza sul contenuto.
Incanutendo un po’ i colori e incorporando un altro tipo di stelo voilà ce qui s'est passé!

Ricordo ancora uno spiacevole avvenimento che portò acredine tra me e questo blog, arrivai addirittura al punto di sfiorare col dito indice il pulsante “eliminarlo PER SEMPRE?”, ma fui riflessiva e non feci nulla di sconsiderato a parte continuare a scrivere più di prima.
Ringrazio perciò tutti i lettori i quali visitano jessicaracconta.blogspot.com e continuano costantemente a supportarmi/sopportarmi. Merci!

E ok, ammetto di manifestare prevalentemente ira, questo perché impugno una rabbia che nella realtà non posso mostrare (gli sfoghi torvi e imprevidenti non portano nulla di buono a questa morigerata umanità) ed ecco che cerco di esprimere tutta l'emozione del momento tramite la musica, i colori, le foto di donne, i post e le citazioni. Ogni aspetto quindi mi caratterizza appieno, nulla è posto a caso e tutto è steso con estrema sincerità.

In ogni forma presente nel blog esiste il doppio, il triplo o anche il quadruplo senso, questo perché, a mio avviso, bisogna cercare di vedere le cose e le persone da più punti di vista.

Personalmente snido dai miei post l’ultima interpretazione possibile, perché è così, sono sempre alla fine delle cose, sono l’ultima nota, l’ultima a capire, l’ultima ad uscirne e l’ultima a morire… sono alla fine.
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venerdì 13 marzo 2009

Angelica



Lei è nata per amarmi,
per me darebbe la sua vita se fosse necessario.
Penetra con l’animo ermafrodito e accarezza le mie incertezze.
Solo lei riesce a bilanciare il mio squilibrio e rendere dolce qualsiasi amarezza.
Parla con gli occhi e li chiude solo quando abbisogno di silenzio.
Io l'amo.
Nel suo abbraccio mi cingo stretta e prego nella mia assoluzione,
scongiuro di rendere infinito quell’istante
quanto di morire tra le sue braccia e non risvegliarmi più.


Sono parole, sono solo parole.
Sono palpiti impalpabili.
Sono io che scrivo "Lei non esiste".


∞ S.J.∞


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lunedì 2 marzo 2009

La verità obiettiva




Il bambino chiama "verità" mamma, e mentre per il cattolico la verità è la confessione per il dubbioso è la morte.
Io non saprei come chiamarla, ma so che la verità c'è quando piangi in silenzio o quando ti acciuffi violentemente i capelli sotto la doccia, quando realizzi di averla sempre percepita oppure quando senti il tuo respiro ansimare.

Ho capito anche che


La verità prima ti ferisce e poi ti guarisce, cambia il giudizio delle persone e le persone stesse, ti spoglia e ti lascia pudica, ti sfinisce e poi ti finisce.
La verità nient’altro che la verità porta alla giustizia personale, la verità nel suo complesso è una sola, non induce sempre a concretizzare, non può essere sempre confessata, ritorna se l’abbandoni e giunge nel momento più irrazionale.

la verità è una siringa che ti penetra nella pelle ma non sai se dovrà iniettare o prelevare.
La verità è il flashback dei sentimenti, è semplice ma complessa da accettare, è lesta e stazionaria, ma soprattutto, la verità è l'obiettivo della mia vita.
∞ S.J.∞
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venerdì 20 febbraio 2009

L'odio non è un numero primo


-->
.......
Guardami!
Sono misantropo.
Uccidimi!
Perché vi disprezzo.
Dovete andare tutti all’inferno,
mi fate ribrezzo,
seguite il mio consiglio fraterno:
basta fottere!
Siete tutti degli idioti,
sapete promettere?
Apparite del tutto vuoti,
vi mostrate stupidi esserini insulsi che chiedono attenzione,
dovete immancabilmente e costantemente sentirvi importanti,
ma siete solo degli ipocriti che comprano la propria redenzione…
poveri, insignificanti, inutili, deperiti, sporchi protestanti!


Creatura smarrita che implora aiuto
imprechi e blateri contro i compagni?
Chiedi scusa e sarai il benvenuto,
otterrai compiacimenti e guadagni!



Stronzo! Dovresti essere il primo a morire.
Sciocco, la tua vita è appesa a un filo
le tue parole sanno solo impoverire,
sei patetico, mi disgusti in ogni tuo profilo.



Povera anima, il tuo cuore è leso e ammalato, posso comprenderti e aiutarti, anche tu sei stato schernito e pugnalato, ma io non voglio ferirti né molestarti.


Uccidimi oppure vi massacrerò in pochi secondi.
Sono stanco di vedere le vostre insignificanti facce.
Portate tutti l’aureola al collo, siete degli iracondi,
mi date noia e nausea, siete solo fastidiose erbacce.




Chiudi gli occhi creatura immonda…
osserva e ammira…
l’idrofobia adesso passerà sponda…
Addio brutta ira.

-->
∞ S.J.∞

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giovedì 12 febbraio 2009

Cotolette sbrisolone

Prendete delle striscioline di manzo e, dopo averle tagliate a pezzi piccolissimi, tagliatele ancora più finemente, otto o nove volte.

(Edward Lear)




Alcuni processi hanno un punto d'arrivo naturale.

Un tempo gli scienziati si chiedevano che cosa sarebbe successo se si fosse tagliato, per esempio, l'oro in pezzi sempre più fini.
Non era lecito pensare che si potesse tagliare a metà anche il più piccolo frammento d'oro e ottenere una particella ancora più piccola? A quel processo ha posto fine l'atomo.
Il più piccolo frammento d'oro è un nucleo composto da settantanove protoni e un numero poco più grande di neutroni, accompagnati da uno sciame di settantanove elettroni.

Se si "seziona" l'oro oltre il livello del singolo atomo, quello che si ottiene, qualunque cosa sia, non è più oro. L'atomo "pone fine" in maniera naturale al processo tipo cotoletta sbrisolona.
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venerdì 6 febbraio 2009

La coscienza di una donna




Ho un difetto di coscienza.
Ma tu lo sai mamma che qualche volta una briciola di coscienza si risveglia anche in me?

Sento il mio cuore emettere più rumore quando mi accarezzi e piangi in silenzio.

La mia mente è attiva in un cervello che non sembra conservarsi bene.

Ma tu lo sai che non sono un cervello ma una donna viva.
Anch'io lo so.

Tu lo sai che non ho una vita,
ma ne ho due, vero mamma?
Ho una vita emotiva e una vegetativa.
Per tale ragione, anch’io come te, sono una donna che attende,
che aspetta solo la sua seconda morte.

∞ S.J.∞


(Dedicata a E.E.)
Non ho paura della morte ma del dolore.
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sabato 24 gennaio 2009

A te che non leggi, ma ascolti, assaggi e sfiori



Va’ poi a spiegarglielo al mondo là fuori che non sono diversa, che non m'interessa ottenere, ma scambiare, non m'interessano i confini, ma gli orizzonti. Il movimento è l’unica linfa che mi fa sentire viva. Il dominio che cerco non è una smania di protagonismo, ma una parte della mia intimità. Gli altri, che pure mi amano, poveretti, che male mi hanno fatto per dover subire la mia voglia di essere?






Con te, e solo con te, viene a galla la mia baldanza, perciò taccio ancora.
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giovedì 22 gennaio 2009

Nel mezzo del cammin di mia vita




Siamo cresciuti nel nostro passato e nella nostra tradizione,
ci siamo fatti condizionare dalle nostre abitudini, dagli ambienti e dagli schemi di vita,
siamo superbia, tristezza, gioia, godimento…
ognuno ha ben salda una sua opinione, un suo pensiero,
una sua paura,
temiamo di perdere qualcosa o qualcuno di prezioso,
così ci attacchiamo ad essi e in essi ci determiniamo.
Ci identifichiamo quindi con la casa, la famiglia, il lavoro, gli ideali,
ma quanti sono disposti a distaccarsi da tutto
e conoscere il proprio pensiero?
Perché una volta compresi
cesserà il tempo
e il pensiero, tramite un processo psicologico, crea il tempo,
il tempo, poi, appura e configura il nostro pensiero.
Perché è la nostra mente che ci guida
ed è una mente che sa anche creare vere illusioni
che sa ingabbiarci.



devo ancora capire che cosa significhi veramente vivere
come faccio quindi a sapere che cos’è la morte?
Abbiamo relegato entrambi in compartimenti stagni,
ma allora perché vivo e ho l’impressione di morire?
Si dice che la morte arriva dopo la vita
eppure lei, la morte, è ancora qui, la sento presente
ora.
Una mente imprigionata,
la quale separa la vita dalla morte da spazi immensi,
come può comprendere?
Comprendere è libertà.
Come potremmo mai vivere liberi
se ognuno di noi è identificato?
O sei eterosessuale o sei gay.
O sei intelligente o sei ignorante.
O sei sposata o sei zitella.
O sei papà o sei nessuno.
O sei imprenditrice o sei sguattera.
O sei ottuso o sei acuto.
Esistiamo per mezzo di un’identificazione:
dobbiamo avere una proprietà, un nome, una famiglia, uno scopo…
dobbiamo essere tutto ciò che siamo stati e vogliamo essere.
Siamo ciò con cui ci siamo identificati.
È di questo che siamo fatti
e senza di questo non siamo niente.
Desideriamo che il nostro riconoscimento viva all’infinito
ma io non credo nell’infinito
e non m’interessa la tua identità.
Tu mi piaci nuda,
mi piace quello che nascondi e non quello che fai vedere.
Mi affascina il naturel,
Sarebbe meraviglioso scoprire insieme la tua piena natura.
Il non conosciuto è immensamente più grande del conosciuto.
Il conosciuto non è altro che il nostro pianeta
nell’universo sconosciuto.
La verità invece è diversa, è strana,
ma più la inseguo e più mi sfugge.
Non potrò mai afferrarla in nessun modo
e non potrò mai imprigionarla con me,
perché lei, la verità, è libera.
Dovrei accettarlo
e lasciarla perdere,
dovrei camminare da sola e alla cieca.
Ma in questo modo
la conoscenza, l’esperienza e la memoria
non potranno mai offrire alcun conforto.
E io adesso vivo in una solitudine completa e incontaminata
che non è né vita né morte.
∞ S.J.∞
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