sabato 16 maggio 2009

L'essere onnivoro della cultura postmoderna



Sapete qual è la verità?
La verità sta nella maggior parte di chi legge queste righe e non vuole ammettere la propria incapacità di dimostrare il vero essere poiché è troppo sconosciuto a sé stesso in questa società oramai fashion victim, la quale società “… a comun danno impera, E l’infinita umanità del tutto”. Chi legge queste poche righe molto probabilmente somiglia al prossimo lettore e alla prossima persona con cui si relazionerà, ciò nondimeno negherà sempre a sé stesso di tali similarità. Chi legge questa riga si assicura di essere diverso, di essere unico ed originale proprio nel momento in cui esercita lo stesso lavoro di molti, indossa gli stessi vestiti dei manichini, usa oggetti commerciali e inteschia pensieri e modi di dire già sentiti e letti. E colui il quale legge, arrivato a questo punto del post, probabilmente cerca avidamente una piccola parte autentica di sé per essere ancora più...




Forse la verità è che alcune di queste persone possiedono la tanto ricercata verità, peccato che essa debba essere ancora collaudata.
∞S.J.∞

11 commenti:

Anonimo ha detto...

la verità è che sono diverso nell' ammettere che sono uno della massa.
La nostra fortuna è distinguerci uno dagli altri nei nostri piccoli atteggiamenti.
Sto cercando di esprimere ogni angolo di me stesso e l'impresa appare ardua,ma so che riuscirò a portare a termine questo compito...almeno ci proverò

soleliquido ha detto...

già. siamo tutti uguali. purtroppo nemmeno ammetterlo ci rende tali da avere una certa forza, se non per uccidere una fastidiosa ape nel mio caso, in questo momento. ammettere di esserlo e cercare, ripeto cercare, di uscirne forse già mi/ti/ci/vi rende qualcosa di diverso. si deve fare attenzione alle sfumature. nulla più.

quella figonata è tutto photoshop.
non è una malattia vera. :)

un abbraccio
ste

Nicole ha detto...

io sono una frana, non sono meglio o peggio...non lo so.

Ma brava tu...

Roberta ha detto...

Qunado scrivo sono davvero me...

Marcus ha detto...

Non so. In fondo, "chi legge queste righe", come scrivi tu, potrebbe anche non sapere. E io, in effetti, non saprei darti considerazioni originali e meritevoli di approfondimento, quali tu cercavi di ottenere, forse, al momento di scrivere il post.
Però mi chiedo: e tu, cosa pensi al riguardo? Sarebbe interessante. In fondo, chi scrive parte da una tesi per arrivare a una tesi. Difficile pensare ad un cerchio aperto...

Jessica ha detto...

@ Marcus

A mio parere è più complicato immaginare un cerchio sempre chiuso poiché nulla è infinito, tesi riguardo a questa affermazione la si verifica in qualsiasi e qualunque cosa esista, seppur a tempo limitato.
Anch’io sono coinvolta in questo articolato ragionamento (giacché l’ho letto) il quale è stato scritto facendo riferimento a una mia osservazione, ossia che la maggior parte della gente è più propensa a travestire la propria personalità che a rendersi spogli dagli scomodi preconcetti impartiti dalla famiglia, dalla società, dai mass media… e molto spesso queste persone sono ignare di tale infagottamento, oppure, al contrario, ne sono coscienti e quindi il camuffamento fungerebbe da scudo per salvaguardare la propria persona.
In questo istante mi vengono in mente la dura vita degli omosessuali, delle persone le quali hanno smarrito l’amore per il proprio compagno e continuano a conviverci anche per sola routine, delle donne islamiche, di me, di lui… infatti questo post è stato dedicato inizialmente a una persona in particolare, poi rileggendo ho capito di non essere esonerata dal mio pensiero, considerando il fatto che anch’io faccio parte della stessa specie.

Fabio Calzavara ha detto...

Siamo semplicemente stati presi e cacciati di forza in questo mondo, senza possibilità di scelta. A questo punto le possibilità che abbiamo a disposizione sono limitate e allo stesso tempo infinite. Ci è stata data possibilità di scelta, sta a noi scegliere se conformarci ai dettami della pubblicità (la scelta più comoda) o decidere con la propria testa (la scelta secondo me migliore, ma quando si è disposti a sacrificare della propria vita per vivere liberi?).

C'è una frase nel film "FIGHT CLUB":

Vedo tutto questo potenziale, e lo vedo sprecato. Porca puttana, un’intera generazione che pompa benzina, serve ai tavoli o schiavi con i colletti bianchi. La pubblicità ci fa inseguire le macchine e i vestiti. Fare lavori che odiamo per comprare cazzate che non ci servono. Siamo i figli di mezzo della storia. Non abbiamo né uno scopo né un posto. Non abbiamo né la Grande Guerra né la Grande Depressione. La nostra grande guerra è quella spirituale. La nostra grande depressione è la nostra vita. Siamo cresciuti con la televisione che ci ha convinti che un giorno saremmo diventati miliardari, miti del cinema, rock star... ma non è così e lentamente lo stiamo imparando. E ne abbiamo veramente le palle piene.

Ne abbiamo le palle piene sul serio? e adesso? le facciamo esplodere o cerchiamo il modo di sgonfiarle?

Jessica ha detto...

Nel momento in cui compi un’azione coinvolgendo altre persone diventa difficile pensare sempre con la propria testa, vieni agevolmente conformato. Potresti adeguarti non solo a causa della moda ma anche, ad esempio, vivendo semplicemente una storia d’amore (almeno nel primo idilliaco periodo), accade, seppur anche involontariamente, accade, seppur difficilmente lo si ammetterà a sé stessi. Non è semplice capirsi ed essere chi si è realmente, sarà colpa del continuo cambiamento delle cose e delle persone, dell’ambiente, del tempo, non lo so, certo è che “la nostra grande depressione è la nostra vita”, almeno per chi non sa viverla e/o non vuole accettarla così come si presenta a causa di fattori esterni stabiliti perlopiù dalla nostra specie.

Per raggiungere la vera libertà non si dovrebbe sacrificare nulla di buono della propria vita, altrimenti ciò che si otterrà non è certo libertà.
E sta fottuta libertà aprirebbe un altro discorso luunghissimo, ma mai infinito.

Jessica ha detto...

A sì...un ultima cosa:
se scoppiassero le mie palle, mettiamola così, le mie gonadi bè farebbero "big bang"!

:)

Fabio Calzavara ha detto...

"Per raggiungere la vera libertà non si dovrebbe sacrificare nulla di buono della propria vita, altrimenti ciò che si otterrà non è certo libertà."

J... ti ricordi la frase "niente muore, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma"?

...e se il sacrificio da compiere nel presente ci portasse a una libertà più ampia in futuro? ...non sarebbe un buon motivo per rischiare?

Jessica ha detto...

dipende, ma alla bella prima ti rispondo: no, poiché tutto è possibile, nulla è certo.