domenica 28 giugno 2009

Perchè non è evidente quanto il sedere di un mandrillo?



Per i teisti un’unica sostanza consente a ogni oggetto esistente di iniziare e continuare a esistere: Dio.
Ogni proprietà di ogni sostanza è dovuta a Dio, il quale ne causa o permette l’esistenza.
E il teismo postula per questa causa unica una persona dotata di infinito potere (Dio può fare tutto quanto è logicamente possibile), conoscenza infinita (Dio sa tutto quanto è logicamente possibile sapere) e libertà infinita.
La scienza stenta a capire il fenomeno X? Nessun problema.
Smetta ogni ricerca: è il potere infinito di Dio a spiegare X (e tutto il resto) e la spiegazione è sempre supremamente semplice, perché, dopotutto, Dio è unico.
Che cosa potrebbe esserci di più semplice?

Un Dio capace di monitorare e controllare in permanenza le condizioni di ogni singola particella dell’universo non può essere semplice.
Ma c'è di peggio (quanto a semplicità): altri cantucci dell’immensa coscienza di Dio si curano simultaneamente di azioni, emozioni e preghiere di ogni singolo essere umano, nonché degli eventuali alieni intelligenti che potrebbero esistere su altri pianeti della nostra galassia e di cento miliardi di altre galassie. Egli, inoltre, deve anche decidere ogni momento di non salvarci miracolosamente quando ci ammaliamo di cancro.



E’ invece abbastanza coerente supporre che Dio, benché indivisibile, sia internamente complesso.

2 commenti:

Carmelo M. ha detto...

sarebbe interessante sapere da certi omini verdi extraterrestri se anche loro abbiano avuto una materializzazione divina in terra (o in marte...) perché è facile dire, beati coloro che crederanno senza aver visto, ma è altrettanto vero che: prova a spiegarlo a quelli...
quindi mi chiedo, questa spiritualità così manifesta, è congenita nella nostra specie e nel nostro pianeta?
a prescindere da ciò che in se stessa essa sia...

Ho letto anche la risposta all'ultimo post che avevo commentato :)

Asha Sysley ha detto...

Ero alle superiori. Solita assemblea di istituto. Ci avevano portato in un teatro. C'era qualcuno che parlava ed era famoso. Dopo 5 munuti dall'ingresso (e ancora nessuno sul palco) la gente era andata a casa o al parco per la bella giornata. Eravamo rimaste io, tre amiche e qualche altro sparuto studente.
Entrò. Iniziò a parlare. Ci affascinò a tal punto che smisi di mangiare le patatine per sentirlo meglio. Era meraviglioso.
Ci guardò, eravamo così distanti. Ci disse di scendere sul palco, non eravamo più di venti, e di avvicinarci a lui. Avremmo parlato meglio. Ci raccontò della relatività di Einstain e di come lui, attraverso la scienza e la fusione nucleare, cercava Dio. Il più perfetto fra i perfetti. Voleva trovare tutte le sue regole per arrivare a lui, a capirlo a conoscerlo.
Uno scienziato innamorato di Dio, del suo essere, del suo fare.
Alla fine delle quattro ore di chiacchiere e risate, si congedo baciandoci.
Io, nella mia vastissima ignoranza, mi avvicinai. Gli dissi che ero entusiasta di quello che ci aveva raccontato e che l'avrei per sempre portato nel cuore. Perchè quella era l'immagine di Dio che volevo avere. Qualcuno da scoprire e non qualcuno in cui Confidare. Mi sorrise, mi chiese il nome. Allora io chiesi il suo. Mi fece un sorriso accigliando il sopracciglio. "Mi chiamo Zichichi, ma tu chiamami Tonio." e se ne andò sorridendo.