lunedì 1 settembre 2008

Se l'arcivescovo di Costantinopoli si disarcivescoviscostantinopolizzasse, vi disarcivescoviscostantinopolizzereste anche voi?

Accarezzo questa tenera gattina tra le mie braccia, ci vorrebbero mani di piuma per riuscire a ciondolarla il meno possibile.
A sua volta il sordo brontolio mi regala tenere coccole e i suoi occhi mezzi addormentati mi trascinano verso la pace dei sensi.
È così piccola, così fragile e così indifesa,  è così simile a me.




Agli occhi di molti sono una tigre pericolosa, eppure lei, la gattina, mi assomiglia parecchio.
Mi sento impotente davanti a una cosa che reputo vitale, innanzi a essa mi sento disarmata, debole e abbattuta, probabilmente perché nessuno potrà spalancarmi la strada o fare da cavia.
Vorrei avere il coraggio di una tigre, mostrare gli artigli, ruggire e scappare via come una furia.
La soluzione è una sola per assomigliare a una belva grintosa: seguire l’istinto senza timori e agire, agire e agire, perché ogni lasciata è persa.  (… quella “tela spoglia” è ancora davanti a me, ma presto riuscirò a posare la punta della matita e tracciare i segni di quel sogno ricorrente...). 

Detto questo... non voglio seguire l'orma di nessuno, la vita è mia, perciò ho il diritto di domarla come piace a me, spero solo di possedere la stessa audacia di una tigre nel momento in cui mi si presenterà la fatidica occasione.


∞ S.J.∞

2 commenti:

Anonimo ha detto...

... ;* ...

kay ha detto...

in ognuno di noi ci sono quella tigre e quella gattina...
penso anch'io che ll'unica soluzione sia seguire l'istinto e agire...
mostrare gli artigli, rugire e fugire...
nessuno può farci da cavia...ma soprattutto a nessuno dobbiamo permettere di fare di noi delle cavie...